Così come negli ultimi due decenni si sono moltiplicati i film e la letteratura che presentano storie di gay e lesbiche nella stessa maniera "normale" di quelli etero (e non più come casi speciali, tragici, o immorali) così anche nel campo del fumetto si sono visti sempre più autori - spesso omosessuali - raccontare vite quotidiane di gay e lesbiche, e senza nessun intento "settoriale": storie rivolte non solo ai gay, dando per scontato che le vite di qualsiasi persona, qualunque sia il suo orientamento sessuale, sia interessante per tutti.
Ultimamente mi è capitato di leggere il bel libro a fumetti "Fun Home" di Alison Bechdel, autrice cinquantenne di fumetti e della famosa striscia "Dykes to Watch Out For", di cui la Rizzoli ha curato una selezione intitolandola "Dykes: lesbiche, lelle, invertite" (abbastanza orrendo il titolo reinventato).
"Fun Home" è una specie di autobiografia della Bechdel incentrata molto sul suo rapporto col padre, omosessuale represso; la storia tuttavia è piena di echi letterari, è scritta (e disegnata) benissimo e ci sono all'interno molte riflessioni su cosa vuol dire vivere la propria omosessualità.
Il libro che raccoglie le strisce di "Dykes to Watch Out For" invece è più rivolto alla comunità gay, nonostante ciò è godibile anche per chi è interessato ai temi del femminismo, della politica americana, della lotta per i diritti di tutti: i personaggi ritratti dalla Bechdel (la cui serie iniziò ad essere raccolta in volume dal 1987) crescono ed evolvono (anche stilisticamente) col passare del tempo, attraversando tutta la storia americana di questi ultimi 20 anni.
In campo maschile invece abbiamo la figura abbastanza nota di Ralf König, autore tedesco in Italia pubblicato specialmente da Kappa Edizioni. Il suo è un umorismo tagliente, colto, e senza peli sulla lingua: la sua rappresentazione della vita quotidiana dei gay tedeschi comprende anche il lato sessuale - molto importante - ma anche tutti i fraintendimenti e gli equivoci che possono capitare quando gay ed etero arrivano a mischiare vite e sentimenti; non a caso quest'ultimo tipo di intreccio è quello presente in un film uscito anche in Italia tratto da un libro di Ralf König: "Tutti lo vogliono" (1994).
Al di fuori della tematica gay è da segnalare la serie a fumetti che reinterpreta la Bibbia (con molto umorismo ma anche con precisione critica) a partire dalla Genesi, da mesi ospitata a puntate sul mensile Linus.
Sul versante della produzione italiana è presente da anni grazie a Kappa Edizioni una storia in più volumi dove si raccontano le peripezie sentimentali di Matteo ed Enrico, scritte da Massimiliano De Giovanni e disegnate da Andrea Accardi. Il fumetto è certamente di qualità ma è rivolto forse più a un pubblico under 30, anche se negli ultimi volumi i personaggi crescono e iniziano ad affrontare problemi nuovi.
Nel 2006 è stato pubblicato credo una delle prime antologie di fumetti a tematica gay (perlomeno a diffusione sufficientemente ampia) dal titolo "Happy boys and girls" (Coniglio Editore), a cura di Valeriano Elfodiluce, autore lui stesso di alcuni fumetti a tematica gay come ad esempio "Raimbows", leggibile in rete.
Anche nei manga è possibile trovare molte storie a tematica gay: cito solo i lavori della mangaka Ebine Yamaji - "Love my life" e "Indigo blue" - tradotti in italiano dalla benemerita Kappa Edizioni.
Altri fumetti a tematica gay si possono trovare elencati nel sito di Culturagay, cliccando qui.
giovedì 30 dicembre 2010
domenica 5 dicembre 2010
Io e Morrissey
Gli "Smiths" (meglio, "The Smiths") furono un gruppo musicale che abbe vita breve (circa 1983-1987) ma che ebbe grande importanza nella musica pop-rock indipendente di quel periodo - tuttora alcuni loro dischi vengono considerati tra i più importanti in assoluto. Il cantante degli Smiths era Morrissey, che poi continuò una soddisfacente carriera solista (che dura tuttora).
A metà anni ottanta dunque fui rapita totalmente dagli Smiths, ma soprattutto dal personaggio Morrissey - decadente, malinconico al limite del depresso, appassionato di letteratura (Oscar Wilde e Byron su tutti), controverso, reticente sulla propria sessualità. All'epoca compravo diverse riviste di musica, e immagino sia lì che trovai informazioni approfondite sul significato che si attribuiva ai suoi testi, e anche sul seguito che aveva Morrissey tra i giovani omosessuali - si diceva che il brano "Hand in Glove" fosse diventato quasi una bandiera del nascente movimento gay.
A metà anni ottanta dunque fui rapita totalmente dagli Smiths, ma soprattutto dal personaggio Morrissey - decadente, malinconico al limite del depresso, appassionato di letteratura (Oscar Wilde e Byron su tutti), controverso, reticente sulla propria sessualità. All'epoca compravo diverse riviste di musica, e immagino sia lì che trovai informazioni approfondite sul significato che si attribuiva ai suoi testi, e anche sul seguito che aveva Morrissey tra i giovani omosessuali - si diceva che il brano "Hand in Glove" fosse diventato quasi una bandiera del nascente movimento gay.
Morrissey però non hai mai esplicitato la sua omosessualità - anche se si vedeva lontano un miglio: poteva anche lasciare tutti i testi delle canzoni privi di riferimenti al genere (bontà dell'inglese!) ma non poteva ingannare i possessori di "gaydar", o anche chi semplicemente avesse uno sguardo un minimo attento.
Nei suoi testi spesso si fa riferimento alla non accettazione di sè, della propria reale natura, al disprezzo della società, ad amori impossibili, ecc. Non sono mancate voci sui suoi presunti fidanzati (mai sulle presunte "fidanzate"), e tanto per capirci basta andare a vedere il video di "November spawned a monster", in cui un pur esagerato ed autoironico Morrissey si lascia andare senza reticenze.
Il video qui postato ("Suedehead") non presenta la canzone da me preferita del suo percorso solista, tuttavia è carino perchè nelle prime immagini ci sono molte citazioni del suo passato smithiano, e perchè esemplifica molto il suo amore per la letteratura, le citazioni, e per James Dean, uno dei suoi numi tutelari (molto gayo, non a caso...).
Durante il mio periodo morrisseyano avevo il testo di "Hand in Glove" appeso in camera ("D'amore e d'accordo/ La Gente Perbene ride di noi/ Sì, saremo anche vestiti di stracci/ Ma noi abbiamo qualcosa che loro non avranno mai") , cercavo disperatamente le traduzioni delle sue canzoni (oggi c'è internet, e un sito come questo, ad esempio), le cantavo senza sosta, immedesimandomi molto nella sensazione di solitudine e frustrazione dell'adolescente gay-tipo che faceva spesso capolino dalle canzoni sia degli Smiths che di Morrissey versione solista.
Morrissey però non era solo autocommiserazione e malinconia: molto spesso nelle sue canzoni c'è autoironia e quel sottile sarcasmo dalle venature british che talvolta sfociano nella critica sociale e politica ("The Queen is Dead", "Margaret On The Guillotine", "Vicar in a tutu", ecc.).
Quando avevo 20 anni però adoravo commiserarmi molto più di Morrissey, temo (senza avere avuto neanche la parvenza delle sue disavventure amorose e dei suoi rifiuti), i versi che amavo assomigliavano tutti più o meno al testo di "Last Night I Dreamt That Somebody Loved Me": ("La scorsa notte ho sognato/ Che qualcuno mi amava/ Nessuna speranza - nessun male/Solo un altro falso allarme/ La scorsa notte ho sentito/ Braccia vere intorno a me/ Nessuna speranza - nessun male/ Solo un altro falso allarme/ Allora dimmi quanto ancora/ Prima di quello definitivo?/ E dimmi quanto ancora/ Prima di quello giusto?/ E' una storia vecchia - lo so/ Ma va avanti/ E' una storia vecchia - lo so/ Ma va avanti/ Va avanti..").
Ho seguito la carriera solista di Morrissey per i primi anni, poi al terzo album (così così, al contrario dei primi due, molto belli) abbandonai Morrissey assieme alla mia prolungata adolescenza - la mia vita in quel periodo cambiò abbastanza e non ebbi più tempo per certe cose. Perso il contatto con Morrissey e la sua musica è solo recentemente che ho recuperato i lavori in cd sia degli Smiths che dei primi album di Morrissey; ancora più recentemente ho ascoltato il suo ultimo lavoro ("Years of Refusal") e mi è sembrato di risentire gli echi del vecchio Morrissey - e lui è tornato a un certo successo, il che mi fa piacere, anche se continua a rimanere controverso come personaggio e reticente.
Tutti i testi citati sono traduzioni prese dal sito "Wor(l)d of Morrissey", ottimo punto di partenza per conoscere il lavoro di Morrissey (molte delle canzoni propongono delle note che spiegano i riferimenti, le citazioni - da libri, film, o altro - le polemiche, il contesto).
Per chi volesse ascoltare qualcosa degli Smiths e di Morrissey proporrei per iniziare con "Hatful of Hollow" e "The Queen is Dead" per i primi, "Viva Hate" e "Bona Drag" per il secondo. Su Youtube si trovano molte loro canzoni, naturalmente.
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