Confrontare la situazione degli omosessuali di 40 anni fa e quelli di oggi è un'operazione che ognuno di noi dovrebbe fare per mettere in prospettiva le cose - impossibile ignorare i grandi passi avanti che si sono fatti nel campo dei diritti (almeno nel mondo occidentale). Il paradosso è che più diritti vengono acquisiti, più gli omofobi vengono allo scoperto; persone che magari certi pensieri se li erano sempre tenuti per sé adesso non hanno remore ad esprimersi perchè si sentono minacciati: il loro mondo binario si sta trasformando in qualcosa di più complesso e libero, cosa che per alcuni risulta insopportabile.
Il fenomeno delle Sentinelle è parte di questa tendenza, e il fatto che si presenti apparentemente senza atti violenti non deve ingannare: si inizia dalle parole, si va a finire ad altro se le parole sono le basi di tutto un sistema intollerante e reazionario di pensiero.
Qualche articolo da leggere:
Le sentinelle in piedi. Per la rivoluzione venite già mangiati: "La pretesa di imporre un modello. La convinzione che possa essere garanzia di qualcosa. E poi l’ossessione per le parole ambigue, l’avversione per quanto si allontana dallo schemino della terza elementare, la simpatia per i complottismi e l’inclinazione a sentirsi sotto attacco. Parlando con uno psichiatra è difficile non chiedersi cosa possa esserci dietro a tali pretese. «L’intransigenza e la ripetizione di slogan, l’offesa per chi ha una famiglia che non si adatta a quel Modello (famiglie monogenitoriali, famiglie ricomposte e famiglie con due mamme o due papà) cioè costruite diversamente dal modello “tradizionale”, o meglio quello derivato dalla biologia e trasportato nella sociologia: tutto questo potrebbe avere a che fare con la paura di accettare la molteplicità e la diversità dei modelli. La reazione primitiva è: condannare quello che non riconosciamo, quindi costruire un rifugio fatto di pochi precetti sicuri, ma molto illusori."
Claudio Rossi Marcelli. L’Italia s’è desta: "Ascoltate bene tutti: le unioni civili di cui si sta parlando non hanno assolutamente nulla a che fare con le coppie di fatto. A differenza di alcuni episodi del passato (primo tra tutti gli ormai tristemente famosi Dico), stavolta non si sta lavorando alla regolamentazione delle coppie conviventi, etero o omo che siano, ma a quella delle coppie omosessuali che vogliono sposarsi.
Non si chiamerà matrimonio per non far arrabbiare nessuno, e perché in effetti ci sarà qualche diritto in meno, ma è di quello che fondamentalmente si sta parlando. Un diritto che gli eterosessuali hanno già, e non si capisce che tipo d’interesse logico o pratico avrebbero a ottenere un matrimonio senza possibilità d’adozione."
Malvino: Insomma?: "Pensavate che un Sinodo potesse stracciare Catechismo e Codice Canonico? No, dico, ci avete creduto davvero? Che l’abbiate sperato o l’abbiate temuto, consentite, eravate ugualmente cretini, tanto più cretini quanto più speranza o timore fossero sentiti. Consolatevi, ci sono cascati pure Scalfari e Ferrara, o almeno hanno fatto finta di cascarci per dare a speranza e timore il pathos necessario a farvi stare col cuore in gola. E coi gay? Dico: avete creduto pure al fatto che la Chiesa potesse rivedere il suo giudizio sul fatto che l’omosessualità sia roba «intrinsecamente disordinata», «contraria alla legge naturale», mai «frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale» e «in nessun caso può essere approvata»? Pensavate che di punto in bianco ci si chiudesse un occhio sopra? Sì? Due volte cretini, allora, e perciò utili a creare quell’aria frizzantina di quando sembra che stia per accadere l’inaudito, che infatti s’ode, e poi non più, e l’aria resta ancora frizzantina, e in essa tutto resta uguale a prima, però dando la sensazione che c’è stato cambiamento, probabilmente non grande quanto sperato o temuto, ma c’è stato."
Bioetica: Mario Adinolfi, i numeri e gli omosessuali /1: "Per concludere questa prima parte, come valutazione personale e assolutamente non scientifica, direi che, considerata ogni cosa, la stima più prudente della percentuale di persone omosessuali e bisessuali nel nostro paese – intese come coloro che nel corso dell’ultimo anno hanno sperimentato un’attrazione sessuale e/o sentimentale stabile (ma non necessariamente esclusiva) per le persone dello stesso sesso – potrebbe oscillare tra il 3% e il 4%. Decisamente molto di più dell’1%. Far sparire o definire arbitrariamente false le cifre che non ci piacciono porta sempre a perdere di vista la realtà."
Arabi su Grindr: le app gay dove l'omosessualità è reato
Il nuovo libro per bambini di Neil Gaiman e la polemica per la tematica omosessuale
La vita segreta degli attivisti anti-gay: erano omosessuali
venerdì 31 ottobre 2014
lunedì 29 settembre 2014
sabato 28 giugno 2014
Lesbiche, false lesbiche e famiglie gay in 3 serie tv (in inglese)
Da quando un amico mi ha introdotto al mondo delle serie inglesi con sottotitoli in italiano ho potuto scoprire diverse cose interessanti - e altre molto meno, ma è normale.
Prendiamo la serie della Abc "The Forsters" (una prima stagione terminata e una seconda appena partita): protagonista è una coppia lesbica e i propri figli - uno naturale avuto da una delle due donne da un precedente matrimonio etero, gli altri 4 presi in adozione (tutti teenager, o quasi).
Qui l'omosessualità delle due donne è quasi in sottofondo - quasi data per scontata - mentre il tema principale sono sempre i rapporti familiari tra i figli adottati e i loro genitori biologici, oltre che tra loro stessi; tra drammi e colpi di scena e scene sempre molto soft questo telefilm sembra proprio adatto a una visione per famiglie da non traumatizzare troppo, piena di buoni sentimenti e riconciliazioni (nonostante ciò dubito che possa arrivare in Italia, dove più che l'omosessualità dà fastidio l'idea delle famiglie omosessuali e delle adozioni).
Il telefilm è prodotto niente poco di meno che da Jennifer Lopez, gli attori più o meno sono validi (a parte che Callie sembra un po' antipatica e il figlio naturale ha la faccia da pesce lesso), solo che la chimica tra le due donne lesbiche è a livelli davvero bassi, alcune volte sembra siano davvero a disagio a recitare anche solo le scene con semplici baci (pochi, casti, e non si vede molto più di questo).
"Faking it" è invece una commedia dai toni sopra le righe (e durata di 20 minuti circa a puntata) ambientata in una scuola molto molto tollerante e aperta dove due amiche per diventare "popolari" si fingono lesbiche (vabbè, il mondo all'incontrario).
Ho iniziato a vederlo con diffidenza, sia per il contenuto sia per la solita ambientazione scolastica piena di antipatici ragazzini americani: poi invece la sorpresa è stata quella di vedere una buona scrittura, una buona recitazione e una storia che aveva il suo perché.
Tra le due amiche è Karma quella che ha l'idea e che trascina Amy nell'avventura di fingersi lesbiche - solo che poi Amy capisce di essere veramente innamorata dell'amica.
Amy confesserà questa cosa solo all'amico gay, mentre Karma di nascosto inizierà una relazione col belloccio della scuola - tutte queste vicende genereranno equivoci, situazioni divertenti ma anche malinconiche.
Le ragazze di LezPop hanno scritto dei divertenti recap per ogni puntata (di 8) della prima serie (che però si chiude con un colpo di scena un po' fuori luogo, per me - vedremo come sarà spiegato nella seconda serie). Qui potete vedere il trailer del telefilm.
L'ultima serie che mi è capitato di vedere (almeno i primi 2 episodi) è invece britannica, "Heading out". Questa serie vede come protagonista una veterinaria di 40 anni che deve dire ai propri genitori (che verranno in visita da altra città) che lei è lesbica (come fa notare un po' acidamente questo articolo: davvero una quarantenne ben affermata nel suo lavoro, indipendente e totalmente dichiarata ha paura di fare coming out con i suoi genitori che abitano pure lontano?).
Questa serie comica ha diverse cose che non funzionano, ma alcune scene sono abbastanza divertenti da rendere sopportabile un telefilm che sembra essere sempre sul punto di mancare il bersaglio (con la curiosa sensazione che manchino le classiche risate registrate in sottofondo, che di solito sono odiose). L'attrice non è neanche male, ma per me ha la stranissima caratteristica di somigliare tanto a una ragazza che diversi anni fa era nel mirino della mia ex prima che ci mettessimo insieme.
Prendiamo la serie della Abc "The Forsters" (una prima stagione terminata e una seconda appena partita): protagonista è una coppia lesbica e i propri figli - uno naturale avuto da una delle due donne da un precedente matrimonio etero, gli altri 4 presi in adozione (tutti teenager, o quasi).
Qui l'omosessualità delle due donne è quasi in sottofondo - quasi data per scontata - mentre il tema principale sono sempre i rapporti familiari tra i figli adottati e i loro genitori biologici, oltre che tra loro stessi; tra drammi e colpi di scena e scene sempre molto soft questo telefilm sembra proprio adatto a una visione per famiglie da non traumatizzare troppo, piena di buoni sentimenti e riconciliazioni (nonostante ciò dubito che possa arrivare in Italia, dove più che l'omosessualità dà fastidio l'idea delle famiglie omosessuali e delle adozioni).
Il telefilm è prodotto niente poco di meno che da Jennifer Lopez, gli attori più o meno sono validi (a parte che Callie sembra un po' antipatica e il figlio naturale ha la faccia da pesce lesso), solo che la chimica tra le due donne lesbiche è a livelli davvero bassi, alcune volte sembra siano davvero a disagio a recitare anche solo le scene con semplici baci (pochi, casti, e non si vede molto più di questo).
"Faking it" è invece una commedia dai toni sopra le righe (e durata di 20 minuti circa a puntata) ambientata in una scuola molto molto tollerante e aperta dove due amiche per diventare "popolari" si fingono lesbiche (vabbè, il mondo all'incontrario).
Ho iniziato a vederlo con diffidenza, sia per il contenuto sia per la solita ambientazione scolastica piena di antipatici ragazzini americani: poi invece la sorpresa è stata quella di vedere una buona scrittura, una buona recitazione e una storia che aveva il suo perché.
Tra le due amiche è Karma quella che ha l'idea e che trascina Amy nell'avventura di fingersi lesbiche - solo che poi Amy capisce di essere veramente innamorata dell'amica.
Amy confesserà questa cosa solo all'amico gay, mentre Karma di nascosto inizierà una relazione col belloccio della scuola - tutte queste vicende genereranno equivoci, situazioni divertenti ma anche malinconiche.
Le ragazze di LezPop hanno scritto dei divertenti recap per ogni puntata (di 8) della prima serie (che però si chiude con un colpo di scena un po' fuori luogo, per me - vedremo come sarà spiegato nella seconda serie). Qui potete vedere il trailer del telefilm.
L'ultima serie che mi è capitato di vedere (almeno i primi 2 episodi) è invece britannica, "Heading out". Questa serie vede come protagonista una veterinaria di 40 anni che deve dire ai propri genitori (che verranno in visita da altra città) che lei è lesbica (come fa notare un po' acidamente questo articolo: davvero una quarantenne ben affermata nel suo lavoro, indipendente e totalmente dichiarata ha paura di fare coming out con i suoi genitori che abitano pure lontano?).
Questa serie comica ha diverse cose che non funzionano, ma alcune scene sono abbastanza divertenti da rendere sopportabile un telefilm che sembra essere sempre sul punto di mancare il bersaglio (con la curiosa sensazione che manchino le classiche risate registrate in sottofondo, che di solito sono odiose). L'attrice non è neanche male, ma per me ha la stranissima caratteristica di somigliare tanto a una ragazza che diversi anni fa era nel mirino della mia ex prima che ci mettessimo insieme.
Etichette:
Serie tv
venerdì 23 maggio 2014
Spot, video, documentario
Qualche giorno fa c'è stata la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia; tra le tante iniziative segnalo un cortometraggio che è ambientato nell'esercito austriaco e che parla di questo tema: "Homophobia".
Quanto più le aziende tentano di rappresentare il ventaglio delle tendenze sessuali di tutti e dei tanti tipi di famiglie che ormai esistono nel mondo tanto più i bigotti e gli intolleranti fanno sentire la loro voce: c'è chi risponde in maniera creativa e pacifica (spot della Nabisco e poi risposta agli omofobi) .
Cornetto Algida addirittura commissiona dei veri e propri corti (poi ridotti per gli spot "normali"), ma quello che rappresenta un amore lesbico è stato trasmesso solo in Inghilterra: qui potete vederlo.
"Ad occhi chiusi" è un corto che parla dell'amore tra due giovani ragazze e che prende spunto da una storia vera (e triste per quanto riguarda la conclusione); complimenti alle attrici per la recitazione e per i bellissimi baci.
"Ci chiamano diversi" è un documentario che sarà distribuito in vari festival prossimamente - qua sopra il trailer.
Quanto più le aziende tentano di rappresentare il ventaglio delle tendenze sessuali di tutti e dei tanti tipi di famiglie che ormai esistono nel mondo tanto più i bigotti e gli intolleranti fanno sentire la loro voce: c'è chi risponde in maniera creativa e pacifica (spot della Nabisco e poi risposta agli omofobi) .
Cornetto Algida addirittura commissiona dei veri e propri corti (poi ridotti per gli spot "normali"), ma quello che rappresenta un amore lesbico è stato trasmesso solo in Inghilterra: qui potete vederlo.
"Ad occhi chiusi" è un corto che parla dell'amore tra due giovani ragazze e che prende spunto da una storia vera (e triste per quanto riguarda la conclusione); complimenti alle attrici per la recitazione e per i bellissimi baci.
"Ci chiamano diversi" è un documentario che sarà distribuito in vari festival prossimamente - qua sopra il trailer.
Etichette:
Attualità,
Diritti e politica,
Video
venerdì 25 aprile 2014
Il tempo che passa
Quando si supera una certa età - ormai è accertato - il tempo accelera in maniera esponenziale, le cose da fare si accumulano, certe cose che si ritenevano importanti una volta passano in secondo piano - e in lontananza si inizia a sentire quel tic tac che segnala un tempo che andrà a scadere, prima o poi.
A parte queste lamentele da "vecchia" signora c'è il problema della mia assenza da qui, quasi cronica. Ormai posso permettermi solo qualche breve salto sul web, piccole toccate e fughe.
La settimana scorsa ho visto un'amica che non vedevo da mesi; da poco la sua ragazza l'aveva lasciata dopo 4 anni di relazione, era comprensibilmente affranta e delusa. La mia amica è andata ad abitare temporaneamente da una sua conoscente (che chiamerò S.) con una camera libera; una sera c'è stata una cena con un'altra donna invitata dalla mia amica: è stato colpo di fulmine tra l'invitata ed S., adesso stanno felicemente insieme (con momentaneo imbarazzo della mia amica).
Sentendo questo racconto per un momento ho provato quella fitta d'invidia che ho provato in altri tempi ("a loro è successo, a me mai...eh..."); poi tutto è tornato ad essere normale - la sensazione di estraneità e lontananza, più che rassegnazione. Il tempo passa.
Intanto il mondo lì fuori dà segnali al solito contrastanti, ma forse è meglio concentrarsi sulle cose positive.
Come molti avranno saputo di recente il tribunale di Grosseto ha ordinato di trascrivere nel registro civile il matrimonio di due uomini che si erano sposati a New York un paio di anni fa; questo atto avrà pochi effetti pratici, ma ha comunque un alto valore simbolico - è la prima volta che succede nel nostro paese. Qui un paio di post che spiegano la situazione giuridica dei matrimoni in Italia.
Ho trovato un blog in inglese che raccoglie le testimonianze di gay che raccontano la loro infanzia e di come sono cresciuti in un mondo che certamente non ha reso loro le cose facili; queste testimonianze sono anche state raccolte in un libro. Il blog si chiama "Born this way", tra gli ultimi post mi ha colpito quello di Tatiana, giovane russa che ha la speranza un giorno di potersi sposare con la compagna e avere figli - nonostante viva in uno dei paesi più omofobi e pericolosi dell'Europa.
In Italia si sta lavorando alla produzione di un documentario sulla realtà degli omosessuali d'oggi: "Ci chiamano diversi" (sul blog linkato si trovano già dei trailer). Speriamo di poterlo vedere al più presto, magari anche nei cinema.
A parte queste lamentele da "vecchia" signora c'è il problema della mia assenza da qui, quasi cronica. Ormai posso permettermi solo qualche breve salto sul web, piccole toccate e fughe.
La settimana scorsa ho visto un'amica che non vedevo da mesi; da poco la sua ragazza l'aveva lasciata dopo 4 anni di relazione, era comprensibilmente affranta e delusa. La mia amica è andata ad abitare temporaneamente da una sua conoscente (che chiamerò S.) con una camera libera; una sera c'è stata una cena con un'altra donna invitata dalla mia amica: è stato colpo di fulmine tra l'invitata ed S., adesso stanno felicemente insieme (con momentaneo imbarazzo della mia amica).
Sentendo questo racconto per un momento ho provato quella fitta d'invidia che ho provato in altri tempi ("a loro è successo, a me mai...eh..."); poi tutto è tornato ad essere normale - la sensazione di estraneità e lontananza, più che rassegnazione. Il tempo passa.
Intanto il mondo lì fuori dà segnali al solito contrastanti, ma forse è meglio concentrarsi sulle cose positive.
Come molti avranno saputo di recente il tribunale di Grosseto ha ordinato di trascrivere nel registro civile il matrimonio di due uomini che si erano sposati a New York un paio di anni fa; questo atto avrà pochi effetti pratici, ma ha comunque un alto valore simbolico - è la prima volta che succede nel nostro paese. Qui un paio di post che spiegano la situazione giuridica dei matrimoni in Italia.
Ho trovato un blog in inglese che raccoglie le testimonianze di gay che raccontano la loro infanzia e di come sono cresciuti in un mondo che certamente non ha reso loro le cose facili; queste testimonianze sono anche state raccolte in un libro. Il blog si chiama "Born this way", tra gli ultimi post mi ha colpito quello di Tatiana, giovane russa che ha la speranza un giorno di potersi sposare con la compagna e avere figli - nonostante viva in uno dei paesi più omofobi e pericolosi dell'Europa.
In Italia si sta lavorando alla produzione di un documentario sulla realtà degli omosessuali d'oggi: "Ci chiamano diversi" (sul blog linkato si trovano già dei trailer). Speriamo di poterlo vedere al più presto, magari anche nei cinema.
Etichette:
Attualità,
Diritti e politica,
Libri,
Personale,
Video
Iscriviti a:
Post (Atom)