venerdì 12 novembre 2010

Sarah Waters e il romanzo lesbico neovittoriano

Ho già citato la scrittrice Sarah Waters in questo post, accennando anche al fatto che avevo assistito un paio d'anni fa alla proiezione di un film tratto dal suo secondo romanzo ("Affinity").
La storia editoriale della Waters in Italia inizia nel 2003 con la pubblicazione da parte di Ponte alle Grazie  proprio di "Affinità", che poi continuerà a pubblicare in ordine anche i tre romanzi seguenti, e per ultimo finalmente il suo romanzo di debutto, "Tipping the velvet" (del 1998, ma tradotto in Italia nel 2009 col brutto titolo "Carezze di velluto").
La Waters ambienta i primi suoi tre romanzi in un ottocento dickensiano molto ben documentato e narrato con vero talento letterario; a differenza dei romanzi di Dickens però i personaggi principali sono donne, e lesbiche (alcune consapevoli, altre lo diventeranno nel corso delle storie).
"Carezze di velluto" è la storia di una ragazza di provincia che viene coinvolta nel mondo dello spettacolo di varietà grazie all'amore verso un'attrice; l'avventura prosegue a Londra, e qui la parte centrale è occupata da una raffigurazione forse meno fantasiosa di quel che sembra (la Waters è specialista in ricerche storiche anche di genere) di un parallelo piccolo mondo lesbico aristocratico - una parte che non mi è piaciuta granchè. Tuttavia questo romanzo l'ho letto di recente, avendo io invece ben in mente la grande impressione che mi fece ai tempi la lettura dei miei primi suoi due romanzi: "Affinità" e "Ladra" (che mi sembrano di gran lunga migliori).
In "Affinità" la trama avvince per i suoi apparenti risvolti paranormali - che è occasione per la Waters di descrivere  il sottobosco della moda spiritista del tempo - e per la storia d'amore che cresce in tensione pagina dopo pagina. Il film che ho visto al festival del cinema gay milanese  rispetta molto il libro ( e in un cameo compare la stessa scrittrice), e grazie alla solita cura inglese di costumi, scenografie e recitazione non sfigura affatto comparato al libro (sebbene io lo preferisca in ogni caso).
Da notare che il film è stato prodotto dalla BBC, come anche lo sceneggiato che è stato tratto da "Tipping the velvet" e anche da "Fingersmith" ("Ladra") - entrambi con successo: da noi sarebbe pura fantascienza un'ipotesi similare pensando alla Rai...
"Ladra" ("Fingersmith") presenta una trama ben congegnata, appassionante, con personaggi e descrizioni molto vittoriane (il manicomio, il quartiere popolare, ecc.); intenso ed emozionante, è il mio libro preferito della Waters.
Nel 2005 in occasione del Gay Pride a Milano Sarah Waters fu invitata al "Village" (luogo di incontri e spettacoli situato all'Idroscalo); io vi andai e devo dire che fu un bell'incontro, impreziosito dalla lettura da parte della scrittrice di alcune pagine di un suo libro (forse "Tipping the velvet", ma non ci giurerei). In quell'occasione la scrittrice ci parlò del nuovo romanzo che stava scrivendo, "The night watch" ("Turno di notte"). In questo romanzo la Waters si è avventurata nel XX° secolo, precisamente durante la seconda guerra mondiale. Non c'è più la suspence e le atmosfere a volte cupe della prima trilogia vittoriana, né la storia è incentrata su un solo personaggio: qui il romanzo diventa corale, si seguono le vicende di più persone, e coppie, in una Londra ferita dai bombardamenti nazisti. Non manca certo la storia d'amore lesbica, ma non è forse il fulcro della narrazione - non la sola, almeno.
Allontanandosi dall'originalità delle ambientazioni ottocentesche la Waters si allontana anche stilisticamente dall'espressività e dal calore "dickensiano", perdendo in vivacità e interesse. La prova è sempre buona, la lettura godibile, ma a mio parere un po' monocorde.
L'ultimo romanzo della Waters esce meno di un anno fa  - "L'ospite" - e segna una ulteriore svolta: dagli anni quaranta si passa ai cinquanta, e il protagonista (che narra in prima persona la vicenda) è un uomo.
Credo niente storie lesbiche: soprattutto una scrittura un po' noiosa, estenuante nella sua lunghezza e nello svolgersi della trama.
A parte quest'ultimo romanzo mi sento di consigliare sicuramente quelli precedenti, tutti recuperabili adesso in versione economica; e tra questi sicuramente "Affinità" e Ladra", che è il più riuscito.

4 commenti:

  1. Dei primi tre libri che tu hai citato quello che mi è piaciuto di più è senz’altro “Fingersmith”(Ladra). E’ un buon libro da consigliare ad occhi chiusi! Le puntate tratte da questi libri che la BBC ha prodotto mi sono sembrate buone, anche se “Affinity” non mi ha del tutto convinto. Indubbiamente bello “Fingersmith”, ma anche “Tipping the velvet” non è male (gli stacchi musicali li trovo, ad esempio, “azzeccatissimi”).
    Ne avessimo di più di film così!
    Ma credo che tu abbia ragione a sostenere che in Italia siamo lontani da produzioni del genere, e sottolineo, sia in RAI che in Mediaset dove sono proprio curiosa di vedere cosa potrebbero combinare alla serie “Tutti per Bruno” quando e se, seguendo “Los Hombres de Paco”, si dovesse arrivare alla storia di Silvia e Pepa. Anonimo46
    P.S.: Ti invidio un po’ per aver potuto ascoltare qualche pagina di questi libri letti personalmente da Sarah Waters.

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  2. Non sono molto d'accordo sul giudizio riguardo all'ultimo libro, "L'ospite". L'ho trovato uno sforzo letterario notevole e ho ammirato la capacità della scrittrice di rendere accettabili tutte le possibili chiavi d'interpretazione. I più scettici potrebbero dire: tutte tranne quella della presenza occulta. In realtà tutto sta a vedere cosa si intende per presenza occulta. Magari è davvero “semplicemente” l'infausto mix di conflitti e suggestioni che ogni personaggio si porta dentro e che, una volta incontrati, danno luogo a una sorta di epifenomeno psichico, a sua volta alimentato da disagi, paure e debolezze che l'hanno generato. Molto interessante!
    In ogni caso l'aspetto psicologico è piuttosto ben reso, d'impatto direi – beh non tutti i lettori sono uguali, per me è stato così – : mentre i personaggi venivano travolti da loro stessi, io ne ho subito la diretta suggestione leggendo. A questo proposito, forse la narrazione in qualche modo “estenuante” era l'obiettivo e presupposto per la riuscita delle tante suggestioni della storia. Per i personaggi è stata sicuramente estenuante e io mi sentivo insofferente e sfinita con loro, avviluppata com'ero nell'atmosfera statica e indolente della parte centrale del libro.
    Al di là dell'impatto emotivo, a mio avviso la trama è architettata in maniera molto cerebrale e ben riuscita, in modo che alla fine ognuno possa credere quello che “vuole”. Io l'ho trovato geniale quanto - se non più - di tutti gli altri romanzi.

    Così, giusto per dire la mia...
    I.

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    1. La tua è un'opinione interessante, in effetti non ho sottolineato abbastanza la qualità della scrittura della Waters anche in quel libro, che ho definito "noioso" - più per mie aspettative deluse e mancanza di abitudine a un ritmo più "classico", che per altro.
      L'aspetto psicologico dei personaggi è ben curato, vero - se solo il libro avesse avuto un po' più di "densità"...

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    2. Totalmente d'accordo con te! Ho letto sia ladra che l'ospite e devo dire che tra questi due libri non c'è paragone ... Il primo l'ho trovato a tratti stucchevole e troppo melenso mentre il secondo è stato secondo me un' opera riuscitissima in tutto e per tutto ... La waters ha creato una tensione emotiva non indifferente e un finale aperto veramente pregevole

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