Per certi versi gli anni settanta televisivi sono stati forse i più interessanti della storia italiana, quando ancora la trasgressione non era volgarità e abitudine. La voglia di una certa libertà di pensiero e la vivacità creativa che in quel momento stava percorrendo la società italiana (con il suo contraltare negativo che fu la stagione del terrorismo, ma che non può in nessun modo offuscare ciò che di positivo certi movimenti portarono nella ingessata società italiana - tra tutti il femminismo) era riuscita a trasparire anche alla Rai, e non solo nei programmi di intrattenimento.
"Non stop" era un varietà che ha presentato dei comici che successivamente avranno un certo successo - basti citare i 3 della Smorfia, i Gatti di Vicolo Miracoli, i Giancattivi, Carlo Verdone, Zuzzurro e Gaspare, Marco Messeri, ecc.
In quegli anni nei media inizia a comparire anche l'argomento dell'omosessualità, in un certo senso in modo più naturale di come avverrà nei decenni successivi.
Nella trasmissione "Non Stop" ad esempio c'era il personaggio di un omosessuale interpretato magistralmente da Ernst Thole (figlio del famoso illustratore Karel Thole, autore delle copertine di tantissimi classici Urania).
Io di questa trasmissione ho ricordi un po' confusi, altalenanti, ma so che mi colpì molto all'epoca il modo un po' surreale e disordinato di presentare personaggi e ambienti - cosa che si può notare anche nel video della sigla del 1979 (notare al minuto 1.41 una specie di clone del
Non parlerei di questa trasmissione se non fosse per un particolare che me la fece amare tantissimo all'epoca: la sigla di apertura delle prime puntate (forse fino al 1978, non lo so, perché poi fu sostituita da quella che si può vedere nel secondo video) cantata da Nancy Nova; questa sigla fino a qualche anno fa la si poteva trovare in rete, ma purtroppo è stata tolta, per cui il video che qui vedete ripropone solo l'audio e il fotogramma fisso del 45 giri.
Per quel che ricordo c'era una donna che mi sembrava più magra e diversa dalla cantante titolare della sigla "Akiri Non stop" (della cui surrealtà non voglio neanche parlare), ma è possibile che i miei ricordi siano del tutto falsati dal passare del tempo e soprattutto dall'emozione che mi procurava sentire ogni settimana quella canzone - e vedere quella donna che si aggirava sensualmente su un finto ring di pugilato (almeno a me sembra di ricordare così!).
Quello che mi procurò i primi turbamenti sessuali fu la particolare intonazione di voce di questa cantante (mai più ascoltata in seguito fino a pochi giorni fa, grazie a Youtube): le vie che ci portano a costruire il nostro percorso sentimentale-affettivo sono infinite e spesso bizzarre. A distanza di più di 30 anni riascoltando quella canzone sono stata riportata istantaneamente davanti alla me stessa adolescente, ignara, sola, ingenua e spaventata: cosa significavano quei sentimenti che mi ribollivano dentro mentre ascoltavo quella assurda canzone? Perché aspettavo con ansia il giorno in cui l'avrei rivista e riascoltata?
Il corto circuito tra quello che ero allora e quello che sono adesso e la constatazione di una ferita mai chiusa - ma solo sepolta in profondità mai troppo abissali - mi ha procurato una commozione inattesa, un senso di tenerezza durante questo momento di sdoppiamento e sfasamento temporale: ero la ragazzina del 1978, e nello stesso tempo la signora del 2012 che guarda da lontano se stessa, una se stessa che non è possibile aiutare - non più (aiutare a non essere spaventata da quei sentimenti e a viverli normalmente - ci tengo a precisare).
P.S: Lo so, ho scritto più post nell'ultima settimana che nell'ultimo anno, quasi, ma si tratta di un caso - l'occasione di un ricordo così intenso è abbastanza raro.