sabato 26 giugno 2010

Le mie giornate al 24° Festival Mix - 2

La stanchezza (di già!) ha iniziato a fare capolino l'altro ieri, seconda giornata (per me) a questo festival: dopo il film delle 19 mi è venuto un bel mal di testa, e alle 23 e 30 ero così cotta che ho lasciato il cinema nel mezzo dell'ultimo film.

"Hannah Free" è il mio film della giornata: racconta la storia della ormai anziana Hannah, immobilizzata a letto in un ospizio, che  desidererebbe solo poter rivedere per l'ultima volta la sua compagna di una vita - Rachel - che è in fin di vita nello stesso edificio, un'ala più in là. La figlia di Rachel non ha mai approvato la loro relazione e non permette ad Hannah di incontrarla ("si turberebbe" - ma se è in coma!).
Hannah e Rachel sono cresciute insieme in uno di quei posti belli ma sperduti dell'America dove c'è poco e niente: Rachel sceglie la strada della "normalità" sociale e si sposa (facendo 2 figli), mentre Hannah ha il pallino dei viaggi, sentendosi soffocare in quel piccolo limitato angolo di mondo. Molto presto però Rachel rimane vedova e la relazione tra lei e Hannah riprende (mai del tutto interrotta fin dall'infanzia); per tutta la vita però persiste la tensione tra un modello di vita casalingo e "nascosto" propugnato da Rachel, e quello libero e a viso aperto di Hannah, che continuerà periodicamente a compiere i suoi viaggi nel mondo.
Tutto questo è narrato in parte dalla vecchia Hannah, in parte attraverso dei flasback. Tutto il film si regge sulla interpretazione notevole di Sharon Gless che non è altri che la Christine Cagney del telefilm "New York New York" (chi si è beccato gli anni 80 non può dimenticarsi uno dei primi telefilm polizieschi ad alto tasso femminile: la partner della Gless era Tyne Daly, vista più recentemente nel telefilm "Il giudice Amy", bravissima anche lei).
 La recitazione ironica e dolente della Gless rende questo film godibile nonostante la scelta di alcune attrici non del tutto azzeccate (come la Rachel degli anni 50, o la Hannah giovane che però fisicamente è molto somigliante); l'attrice che invece interpreta la giovane bisnipote di Rachel (lei stessa lesbica, e che aiuterà Hannah a incontrare Rachel morente) è molto brava e pure carina (spero di vederla presto in altri film, merita davvero).

Alle 20 e 40 importante appuntamento con "Howl"(Urlo), che racconta la storia del poema più famoso di Allen Ginsberg attraverso tre piani narrativi diversi e paralleli: il famoso processo per oscenità all'editore del poema (Ferlinghetti), un'intervista a Ginsberg realizzata un paio d'anni dopo il processo (che si svolse nel 1955), la declamazione dei versi di "Howl" da parte dello stesso poeta in un locale, in parte accompagnati dalla visione di immagini animate in CG molto simboliche, cupe, oniriche - ma che riescono in qualche modo a seguire l'espressività dei versi.
Confesso che pur amando i libri e la letteratura di poesia ne mastico poca - e il periodo della beat generation  non mi affascina granchè. In questo film poi l'interpretazione di James Franco (il figlio di Osborn/Goblin  nei film de "L'uomo Ragno", visto anche in "Milk" e altri film) è da una parte molto intensa, dall'altra un po' enfatica, letteraria - ma ho l'impressione che fosse così originariamente Ginsberg.
Il film è ben fatto, davvero niente da dire (cameo di diversi attori abbastanza famosi nelle scene del processo - Jeff Daniels, Mary Louise Parker, ecc.); sono almeno contenta di aver approfondito la figura di questo "anticonformista" la cui vita di omosessuale fu pesantemente condizionata da retaggi religiosi sia ebraici che cristiani, e anche dalla malattia psichiatrica della madre (egli stesso passò qualche mese in un ospedale psichaitrico). La libertà espressiva, sessuale e intellettuale che cercava la generazione dei giovani nel dopoguerra fu trovata a caro prezzo - se mai lo fu.  Qui un articolo di Queerblog.

Terzo e ultimo film: "Eyes Wide Open", un film davvero particolare tutto ambientato nella comunità ortodossa ebraica di Gerusalemme. La storia è molto semplice: Aaron ha una macelleria, ereditata dal padre appena morto; in cerca di un aiutante ecco arrivare l'affascinante Ezri, studente di una scuola religiosa da poco arrivato in città (e vediamo anche che  aveva una relazione con un altro studente, che adesso lo respinge). Aaron come tutti gli ebrei ortodossi ha una moglie e diversi figli - una vita nel solco della tradizione; Ezri sconvolge questo quieto vivere asfittico e repressivo, tra preghiere e abitudini meccaniche. Si può intuire come possa andare a finire una relazione tra uomini in questo contesto (che io non ho visto perchè a metà film il mal di testa e la stanchezza l'hanno avuta vinta). Qui un post di Cadravexquis che ne fa una recensione.
Il film ha un suo naturale ritmo lento, fatto di pochi dialoghi, una fotografia un po' cupa, ambientazioni "sporche" e asfittiche - una Gerusalemme che forse non è possibile vedere da turisti. Decisamente per chi ha già poca simpatia per le versioni fondamentaliste delle varie declinazioni religiose avrà confermata con questo film tutta la propria avversione.

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