sabato 16 febbraio 2013

Passi avanti e passi indietro

Credo siano note a tutti le ultime notizie riguardanti i matrimoni gay in paesi come la Francia e la Gran Bretagna: in entrambi i paesi - non senza una dura opposizione - si è arrivati alle prime approvazioni parlamentari di leggi che estendono i diritti del matrimonio e dell'adozione anche alle coppie gay (mancano le conferme da parte di altri organi del parlamento). Da anni in entrambe queste nazioni vigeva una sorta di unione civile con alcuni diritti (certamente più di quelli che erano paventati in timide proposte di legge pensate anche qua in Italia, e di cui non si è comunque fatto più nulla), senza peraltro che l'istituto sociale del matrimonio etero ne fosse debilitato, mi pare (non più di prima, almeno; e se lo è da decenni è per colpa degli etero stessi).
L'estensione degli stessi diritti a etero e omosessuali significa un depotenziamento della discriminazione, sia a livello pratico che culturale e sociale. La forte carica simbolica del matrimonio (checché ne pensino anche i contrari all'istituto) tende a far vedere con occhi diversi chi non potrebbe mai arrivare (per forza di cose) a poterlo celebrare: è già una differenza che sembra rendere meno importanti le unioni tra omosessuali (e sto parlando di chi non è omofobo, o non vorrebbe esserlo: per gli altri il discorso è più complesso e spesso non c'è niente da fare, tanto è il lavaggio del cervello operato da religioni varie e tradizioni ultra-patriarcali).
Un interessante articolo di Alex Ross è uscito sul numero 986 di Internazionale (non più in edicola, ma acquistabile e scaricabile anche in pdf): viene ripercorso il lungo cammino che ha portato la comunità gay al raggiungimento dell'istituto del matrimonio in diversi paesi del mondo (noi ce lo possiamo scordare, non credo che in vita mia vedrò mai un passo avanti di questo genere - non finché non si ridimensionerà seriamente l'influenza del Vaticano).
Ross cita anche diversi intellettuali gay contrari al matrimonio (sia gay che etero), in special modo Halperin e Michael Warner, i quali rimpiangono "l'essenza bohémienne dell'omosessualità", come se i gay dovessero essere tutti fatti allo stesso modo. Non tutti i gay ameranno sposarsi, ma quelli che lo vogliono dovrebbero averne il diritto, almeno finché esisterà questa istituzione e finché sarà così fondamentale all'interno delle nostre società.
La visibilità di persone famose aiuta a cambiare la percezione dell'omosessualità, ne sono convinta; il coming out di Jodie Foster (che nell'ambiente omosessuale non ha sorpreso nessuno) è solo l'ultimo di una serie - e fatto persino troppo tardi, dimostrando che anche per certe persone non è mai facile fare questo passo, e di solito lo si fa quando ormai si è raggiunta una certa sicurezza sociale ed economica.
Purtroppo le cose non vanno avanti in tutti i paesi del mondo, anzi, in alcuni si va pesantemente indietro: basti pensare alla Russia di Putin dove addirittura sarà anche vietato parlare o "propagandare" l'omosessualità; si può immaginare come vivano gli omosessuali in questa nazione dove l'omofobia viene fomentata addirittura dallo Stato.
In Iran poi continuano le impiccagioni dei gay senza che ci siano grandi proteste da parte degli altri stati: davvero vergognoso...

2 commenti:

  1. Ben tornata.
    Concordo. Anche se penso che alle volte occorrerebbe un po' di coraggio: non vogliamo parlare di matrimonio? semplice: lasciamo il termine "matrimonio" solo alle religioni e legalmente si utilizzi per tutti (etero e gay) esclusivamente il termine unione civile-legale (gia' mi vedo le piazze piene di fanatici che manifestano contro l'abolizione dle matrimonio).
    Ma ci sono cose piu' banali che sembrano comunque difficili ad affermarsi, per esempio il fatto che mio figlio di 6 anni non fa religione a scuola e si ritrova con i compagni arabi a fare praticamente niente, mentre tutti gli altri fanno ben 2 ore a settimana di qualcosa che tutte le maestre si premurano ad appellare come: "ma non e' catechismo"... e allora che cos'e'? non si capisce.
    2 ore a settimna sono tante, potrebbero fare 2 ore di inglese, per esempio.

    E quando gli etero italiani inizieranno a pensare di usufruire di un privilegio (intendo il matrimonio) be', forse qualcosa cambierà.
    Se i diritti non sono di tutti, allor asono privilegi.

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  2. Mamma mia, non sapevo ci fossero a scuola 2 ore di religione a settimana...La religione dovrebbe essere "insegnata" (imposta in realtà) al di fuori della scuola - ma anche questa sembra un'utopia, in questo paese. Due ore d'inglese sarebbero tanto più utili a una popolazione che ne mastica poco e fa sempre la figura dell'ignorante in Europa; tanto più che con internet sapere l'inglese è vitale se non si vuole rimanere indietro.
    "Se i diritti non sono di tutti, allora sono privilegi": parole sante!

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